mercoledì 3 ottobre 2007

scrivere/mentire

Questa piccola ossessione che in tanti ci riguarda, scrivere come se ne andasse della nostra vita, richiama da un po’ di tempo le mie riflessioni. Ogni tanto ve ne farò scivolare una sotto il naso. Cominciamo.

“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso.”
Lo ha scritto nella Recherche Marcel Proust. D’altra parte proprio ieri sera, rileggendo ‘Alexis’, di Marguerite Yuorcenar(capolavoro che rileggo sempre volentieri) ho ritrovato un’affermazione, secondo me, incontestabile: "parliamo sempre, soltanto di noi."

Se entrambe queste proposizioni sono vere, ed io penso che lo siano, (naturalmente con tutte le sfumature del caso), l’incontro tra scrittore e lettore, che si realizza attraverso il testo, è un’esperienza davvero folle. Miracolosa, ma folle.
Un se stesso scrive. Scrive storie fantastiche, o anche piattamente e irriducibilmente realistiche, le ambienta nel passato o nel futuro, su questa terra o nel cosmo, scrive di uomini e donne che mai sono esistiti e li costruisce con gli ingredienti psicologici i più diversi, improbabili e altri rispetto a se stesso. Si diletta di intrecci caotici o rigorosi in cui mai si è imbattuto.
Eppure sta parlando di se stesso. E, attenzione, vuole parlare di se stesso. Sceglie di scrivere delle fantastiche avventure del Barone di Münchausen perché vuole parlare di sé e questo è il solo e unico mezzo che si è trovato tra le mani sul momento.
E poi c’è un se stesso che legge. Sceglie le fantastiche avventure del barone di Münchausen perché non vuole leggere di se stesso, perché di se stesso ne ha abbastanza e vuole volare lontano su ali fantastiche e mirabolanti.
Ma anche quelle ali, lo porteranno solo dentro di sé. L’uscita laterale sarà fittizia, nel desiderio, nella ribellione, nella fantasia, nel sogno, forse anche solo nella risata e nell’impudenza, ritroverà se stesso. Fingerà di non saperlo, così come lo scrittore, dichiarerà che “no, in questo mio ultimo libro ho voluto prendermi una piccola ora d’aria e abbandonarmi solo alla fantasia, sganciarmi da me stesso e annullarmi nel racconto.”
Mentono entrambi? Si mentono entrambi?
Non è poi così importante.
Il mistero consiste nel fatto che due se stessi in cerca dello stesso straniamento si incontrino. Al mistero si aggiunge il miracolo e il miracolo è che l’incontro sia felice.
Ma al di là del mistero e al di là del miracolo, secondo me, c’è addirittura la follia. Perché il lettore incontra se stesso in mille libri diversi, irriducibili gli uni agli altri, inconciliabili spesso gli uni con gli altri, radicalmente alternativi e profondamente contraddittori. Eppure in tutti legge se stesso. I suoi tanti se stesso.
E lo scrittore scrive se stesso in libri diversi, nei quali la mania classificatrice e ordinatrice dei critici rintraccia spesso analogie abusive, libri che sono invece creature differenti e disomogenee. Ma in cui i tanti se stesso dello scrittore si miscelano e cristallizzano. Questo accade del resto anche all’interno dello stesso libro.
Che confusione! Che folla intorno alle pagine di quel libro! Quanta gente si incontra davvero quando un lettore legge un libro di uno scrittore?

A proposito del Barone di Münchausen, so che esiste una sindrome psichiatrica legata al suo nome. Sindrome in cui il paziente inganna i medici, fingendo una malattia, arrivando ad ingerire sostanze per alterare i risultati di eventuali analisi, e tutto questo per attirare su di sé l’attenzione. Spesso la menzogna si spinge fino ad affrontare trattamenti medici pesanti e dolorosi. Il poveretto affetto da Sindrome di Münchausen ha tutta la mia pietà, ma mi indispettisce questo uso medico di una figura così simpatica, e irresistibile, come il Barone, una vera “liberatoria” a mentire, senza fare del male a nessuno. Men che meno a se stesso.


A proposito poi del mentire, ho letto un piccolo libretto di Jaques Derrida, “Breve storia della menzogna”

Ne ho appreso che, se si è in errore e si fa un’affermazione inesatta, ovviamente, NON si mente, giacché mentire esclude la buona fede e consiste appunto nel VOLER ingannare l’altro. Come Aristotele aveva argomentato da tempo.
D’altra parte, Rousseau sostiene che una menzogna che non nuoce né a sé né all’altro, una menzogna innocente, NON è una menzogna, ma solo una finzione.
Cominciavo a pensare che in fondo ‘sti filosofi sulla menzogna non avessero da dire che cose di buon senso, quando è intervenuto Montaigne.
Il grande logico sostiene che poiché è impossibile dire tutta la verità e niente altro che la verità, è impossibile anche mentire interamente, dire tutta una menzogna e niente altro che una menzogna.

“Se la menzogna, come la verità, avesse una sola faccia, saremmo in una condizione migliore. Di fatto prenderemmo per certo il contrario di quello che dicesse il bugiardo. Ma il rovescio della verità ha centomila aspetti e un campo indefinito”.

Il bugiardo, per mentire davvero, deve sapere TUTTA la verità, altrimenti rischia di fallire il suo scopo. Ma il bugiardo NON PUO’ sapere tutta la verita, e pertanto almeno in parte, dice la verità.

A questo punto ero passata a convincermi che noi tutti, bugiardi della domenica, in realtà non lo fossimo affatto e me ne compiacevo non poco, quando mi sono imbattuta in un risvolto particolarmente delicato del mentire.
La riscrittura della storia, la falsificazione, la negazione e il disconoscimento.
Insomma revisionismo e negazionismo.
Questa parte merita un post. Sarà il mio prossimo post.

14 commenti:

  1. uno
    bello ... dalla ricerca del "se" nei libri alla menzogna .
    Per conto mio dico sempre la verità , tanto alle volte è così incredibile che l'interlocutore di turno finisce per non credermi, facilitandomi così nella successiva immediata menzogna ;-)
    due
    ma sei proprio decisa a postare sul negazionismo ? Sto blog sta bene così, perchè imbrattarlo ....
    tre
    tranquilli tutti non sono un negazionista !

    olè

    ciao

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  2. Io sono d'accordo con Montaigne.

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  3. Eh eh, mi piacciono questi post...
    Non vedo l'ora di leggere quello sul "revisionismo-negazionismo".
    Sai, coi negazionisti io ce l'ho un po'... e non certo solo con quelli che negano la shoa...

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  4. filippo sconsiglia di inserire un post sui negazionisti, luigi lo aspetta con favore. Io studio meglio e poi procederò. Comunque sul blog negazionisti non ne girano, grazie a dio. E spero manco revisionisti.

    ciao, vado a studiare
    marina

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  5. E Freud cosa dice della menzogna, di quelli che chiama i Meccanismi di Difesa ?

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  6. Bellissima dissertazione Marina! Io, quando scrivo, cerco di non mentire... preferisco mooooolto di più farlo a voce... mi riesce così naturale ;-)!
    ciao,
    polle

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  7. @ Paola: sono certa che quello che dice Freud lo sai già. Io ti posso citare solo gli autoinganni(anche Derrida lo fa, tra le altre cose).

    @Filippo: olé!

    @ Luigi: intanto ho sentito pezzi pieni di ironia e/o poesia. E la voce è uno schianto. Poi, aspettati una citazione...

    @ Polle: il prossimo intervento nelle mie intenzioni dovrebbe essere quello del rapporto tra arte(La nostra, of course!) e la verità. Ma tu già hai detto che scrivendo non menti, non vale.

    @ Maria Cristina: il caro vecchio buon Montaigne gliel'ammolla sempre....

    ciao a tutti marina

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  8. FOLE
    Uscendo da casa, quel giorno, fu avvolta dalla luce bianca del mattino e dall’azzurro inevitabile del mare. Quei colori irresistibili e l’irresistibile impulso di concludere in qualche modo i suoi pensieri, sconfissero facilmente il quotidiano tranquillo e scontato che si stava delineando. Improvvisamente… respirò la salsedine, e d’un tratto decise… nient'altro quel giorno, solo racconti.
    Racchiudeva in sé, e le rappresentava perfettamente, tre donne diverse. E tutte protagoniste, tutte complesse, tutte a rivendicare il loro ruolo e il loro riconoscimento. Doveva necessariamente dare loro un contesto, anche solo una fiaba, o un racconto. Nascoste in sé l’avrebbero consumata, e impertinenti avrebbero fatto in modo che confondesse la sua vita con la loro. Finalmente serena… mollò gli ormeggi della vita reale… e, assolvendosi, andò a perdersi nel labirinto abitato dai suoi personaggi…

    VERITA'
    La scrittrice era una vanitosa. Senza dubbi e senza incertezze. Immaginava nuove sperimentazioni e stratificava, pagina dopo pagina, parole, frasi, punteggiature e proposizioni… Tutte costruite morbosamente… tutte con la precisa intenzione di ottenere un risultato. Niente lasciato al caso… niente spontaneo. Ogni vocale, ogni letterina nasceva per accarezzare, per consolare, o per fare male. Per sedurre e per ingannare.......................
    http://baluginando.blogspot.com/

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  9. Marina,
    Io posso sapere "quello che i miei neuroni hanno elaborato sino ad ora" ma non quello che i tuoi hanno, sempre, elaborato. Ero curiosa di sapere il tuo punto di vista.
    Conosco Derrida solo molto molto superficialmente e ora sono curiosa di andare a scoprire questi autoinganni, cioè il modo in cui il Filosofo li "vede".
    Peraltro concordo in pieno con Marguerite Yuorcenar e con Proust.
    Ognuno scrive in merito alle cose, emozioni, ecc.. che conosce.
    Non possiamo scrivere di ciò che non conosciamo, proprio perchè NON lo abbiamo sperimentato quindi ci è sconosciuto.

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  10. E' vero, scriviamo di noi anche quando sembra che si scriva di tutt'altro, ma può anche darsi che stia mentendo, adesso.

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  11. ma in ogni caso: sei Finazio?
    Ma come fai a linkare? Blogger mi rifiuta il tag "a"
    Anche qui ho dovuto metterlo tra " " se no non prendeva il commento!
    Ci ho quasi perso la vista
    ciao marina

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  12. ciao baluginando e benvenuto.
    Leggerò qualche te stesso sul tuo blog...

    ciaomarina

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  13. @ Paola: scusa se ti sono sembrata sbrigativa. Non che volessi mantenere segreti i miei rapporti con Papà Freud :-) ma davvero Derrida non ne dice niente di più dell'ovvio, per questo non l'ho citato, né ne potrei dire di più io. Penso, molto in generale, che abbia avuto molte intuizioni strabilianti, che restano, ma che le complicate articolazioni della sua descrizione della psiche umana abbiano fatto il loro tempo. Tutto un castello sovrabbondante e complicato. Né poteva essere diversamente. Penso però che abbiamo un grande debito verso il suo pensiero.

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  14. Perdonami Marina se ho anticipato l'argomento, o forse la domanda, del tuo prossimo post... Non è colpa mia se sono sempre un passo avanti ;-)!!!

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