domenica 7 ottobre 2007

parole parole parole

È quasi superfluo dirlo, ma lo dichiaro ugualmente: io amo le parole.
Le amo tutte, perché so che ognuna di loro un giorno potrebbe servirmi. E perché ognuna a modo suo contiene un pezzetto di questo mondo che abito.
Ma come accade a tutti, penso, ci sono parole che mi piacciono particolarmente.
Contrariamente a quello che si potrebbe credere le uso con parsimonia, con cautela direi. Non voglio sciuparle. Alcune mi piacciono talmente tanto che non le uso praticamente mai. Mi passano per la mente o addirittura la mano sta per tracciarle e poi mi dico: no, sarà per un’altra volta. Ne ritardo l’uso come si ritarda un piacere per goderne di più. La nostra lingua contiene parole straordinarie, di una bellezza assoluta, suoni fantastici, piccole musiche perfettamente composte.
Accostarle diventa un gioco, sono praticamente loro ad invitarti.
Alcune parole le amo proprio per il loro suono, quasi non mi occupo del loro significato. Intorno ad una parola con un bel suono prima o poi costruirò una frase, solo per dare risalto a quel suono. Altre le amo per la loro richezza di significato, perché sono plastiche, elastiche direi e le posso adattare a situazioni e pensieri diversi, altre ancora invece perché colgono una sfumatura, una scheggia, una briciola di realtà. La catturano e la contengono intera.
Mi piace molto sfogliare il vocabolario, aprirlo a caso e leggermi qualche pagina, in cerca di qualche cosa di nuovo, di mai incontrato.
E il giorno in cui, ascoltando qualcuno parlare, scopro una parola nuova, è un buon giorno. Tutti i giochi che si fanno con le parole mi appassionano. Purtroppo non trovo mai nessuno disposto a giocare con me. Però sciarade, indovinelli, anagrammi, acrostici, allitterazioni, bisensi e compagnia bella sono tutti miei amici. E Stefano Bartezzaghi, naturalmente, un maestro.
Ma io stessa invento giochi con le parole che nemmeno Bartezzaghi conosce.
Tra i miei siti preferiti, c’è l’OULIPO e il suo fatello italiano, l’OPLEPO. Peccato che non mi faranno mai giocare con loro: tutti intellettuali, con molte elle e molte ti. Nel caso del sito italiano, peccato anche che lo trascurino.
Il mio impareggiabile, straordinario, eccezionale, incredibile, fantastico, meraviglioso e mirabolante nipote di anni tre e mezzo, (apprezzerete la sobrietà) secondo me ha preso da sua nonna questo amore per le parole. Gli piace inventarne continuamente di nuove e fa delle vere acrobazie linguistiche. Facciamo delle gare a chi ne dice di più assurde e la sola differenza fra lui e me è che forse una di queste bizzarrie, ormai entrata nel corpo della lingua, lui la potrà usare davvero. Le parole nascono anche così. La cosa straordinaria è che le parole che inventa obbediscono tutte alle regole generative della lingua italiana. O meglio, la faccenda è assolutamente normale, ma mi colpisce ogni volta assistere a questo fenomeno.
Inventa parole “regolari”, inesistenti nel lessico italiano, ma perfettamente coerenti con esso. Ha anche un orecchio molto sensibile alle rime, e aspetto con impazienza il giorno in cui costruiremo insieme la nostra prima filastrocca.
Intanto vi affido questa, scritta per lui.

Caro Tommaso facciamo un gioco
io dico acqua tu dici fuoco
tu dici bene io dico male
tu dici pasqua io carnevale
Caro Tommaso cambiamo rima
io dico dopo tu dici prima
tu dici sopra io dico sotto
io dico crudo tu dici cotto
tu dici bianco io dico nero
io dico pesante e tu leggero
Caro Tommaso cambiamo gioco
tu dici caldo io dico fuoco
tu dici burro io dico grasso
io dico pietra tu dici sasso
tu dici frutto io dico mela
io dico barca tu dici vela
tu dici pollo io dico petto
io dico sonno tu dici letto
Caro Tommaso con le parole
si può giocare quanto si vuole
con un amico o solo soletto
con l'influenza dentro il tuo letto
Questo è un giocattolo che nessuno
ti potrà rompere o portar via
che non ti lascia mai a digiuno
che non va mai in avaria
È la lingua una grande ricchezza
e le parole una vera festa
e soprattutto, che bellezza,
le porti tutte nella tua testa!

Cominciai a leggergliela quando aveva solo pochi mesi, perché quando si tratta di parole sono subdola e spericolata. Mi sembra che abbia dato i suoi frutti.

5 commenti:

  1. non posso che dire: che nipote fortunato!

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  2. Invitate anche me a giocare un po'... Ciao un abbraccio, Giulia

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  3. E' bellissimo... e nei suoi occhi mi sembra che saetti la stessa ironica intelligenza della nonna.
    La filastrocca è deliziosa.

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  4. L B S T S.
    Chissà perché sono qua…
    se non ho niente da dire.
    Chissà perché il bisogno dell’affabulazione,
    fuga perenne dentro parole in costruzione,
    necessità di astrarsi anche per poco
    col desiderio di regalare un gioco…

    (Però bisogna avere gli argomenti…! Perché davvero non si può pensare di tessere orditi e trame accattivanti senza speculazioni affascinanti…)

    Ma io… che filato potrò mai esibire?
    Che tessiture potrò definire
    se mi muovo poco e molto male
    dentro racconti, frasi e le parole…
    E poi non sono brava a incuriosire.
    E non sono nemmeno brava ad irretire.
    Assolutamente incapace d'intrigare,
    inabile del tutto a interpretare…
    Non riesco ad inventare niente.
    Adatta solo a raccontare niente…
    E le lettere dell’alfabeto…
    se pur mi sforzo di pensarle in fila…
    restano simboli che evocano il niente,
    L B S T S …
    Chissà mai cosa vorranno dire…
    e come potrò tentare di riuscire!
    Che stratagemmi, che raggiri…
    che sottigliezze potrei scoprire ed attivare…
    trappole letterarie escogitare,
    qualcosa che irretisca e che imprigioni,
    spirale inanellata di emozioni
    che prenda, stringa, soffochi, catturi…
    per arrivare a tramortire un po’…
    Ma non riesco a trovare le parole…
    Mi sforzo, annaspo,
    imbroglio la punteggiatura.
    E poi le virgole, i due punti,
    quei puntini…
    che dovrebbero trasformarsi in una pausa,
    che potrebbero diventare interruzione…
    interludio, intermezzo… sospensione…
    una gamma, un crescendo… gradazioni…
    per riprendere con più colore narrazioni,
    punteggiare un colloquio immaginato,
    e poi perdersi in eloquio conosciuto…
    che ogni volta si perfeziona un po’ di più
    e vive consapevole di vita…
    senza avere bisogno di tabù…
    L B S T S ...
    M non sono neanche brava a immaginare…
    Giro e rigiro dentro l’alfabeto,
    con grande voglia di padroneggiarlo
    quando invece mi confondo puntualmente…
    Gli avverbi, i verbi, le coniugazioni…
    Certi aggettivi così difficoltosi…
    pronomi, locuzioni, alcune frasi…
    E poi modi di dire…
    Proverbi, motti, massime, parabole…
    Di bimbe filastrocche…
    Adagi ed aforismi un po’ più adulti…
    L B S T S ...
    Senza paura di fraintendimenti, anzi…
    con il diletto di proporsi in modo nuovo,
    il godimento della fantasia,
    il gusto del toccare le impressioni
    e le assonanze… i suoni… le declinazioni…
    Elle bi esse ti esse…
    Scritta così…
    sembra una bella formula…
    ma io non so che vuol dire…
    E non ho niente da dire…
    http://baluginando.blogspot.com/

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