martedì 30 ottobre 2007

depressione/tre/Amleto alla battaglia di Poitiers

Il secolo che va dalla metà del '400 alla metà del '500 è il secolo della malinconia. Ma è anche il secolo dell’Umanesimo, del Rinascimento e della Riforma. Con Colombo il mondo si fa troppo grande, con Copernico la terra si fa troppo insignificante e con Lutero la chiesa perde la fiducia dei fedeli. La nascita dello spirito moderno non poteva che essere malinconica.
I grandi scienziati del secolo, Paracelso, Cardano, Agrippa sono dei depressi, in una certa misura lo è persino Copernico, che ha così poca fiducia in sé che a lungo non vuole pubblicare i suoi studi.
Al centro del malessere degli umanisti si pone il problema del tempo. Se da un lato la riscoperta delle civiltà greca e romana entusiasma, mette anche di fronte alla caducità delle vite dei singoli e delle comunità.
Insomma, il mal di vivere è una condizione mentale legata alla nascita della modernità.

Sarà Marsilio Ficino, grande umanista e grande filosofo, ma anche grande depresso, a mettere per primo in relazione la malinconia con la modernità. Nello stesso tempo però la rivaluta e di Saturno fa il più nobile dei pianeti.
Intorno a Ficino si raccoglie un piccolo circolo di depressi( Lorenzo il Magnifico e il suo medico Pierleoni ) tutti malinconici e fieri di esserlo. La malinconia infatti diviene moda e se ne fa il temperamento obbligato dell’intellettuale del XVI sec.
Comporta però sofferenza come Ficino sperimenta sulla sua pelle e per ottenere del sollievo si ricorre a erbe e talismani.Tra questi il quadrato magico.


Escono a decine libri sulla malinconia e pittori e incisori la rappresentano continuamente. Si dice che provenga dall' Italia (il che non sorprende perché Umanesimo e Rinascimento vengono di lì) ma sarà un inglese, Shakespeare, a rappresentarla artisticamente e a descriverci ben 52 suicidi nelle sue tragedie. Amleto è il prototipo del deprersso, il principe dei melanconici e la sua domanda, ormai insopportabilmente ripetuta, essere o non essere, è l’interrogativo che riassume tutta la condizione umana e anche tutto il mal di vivere.
Mentre i letterati disquisiscono, i medici cercano le cause, senza andare però al di là della bile nera.
La nosologia si rivela pertinente ma per l'origine si continua a parlare di peccato originale e diavolo.
I teologi continuano a considerarla prova di un' influenza diabolica e Santa Teresa d’Avila la compatisce nelle consorelle ma la punisce anche severamente.
Le autorita religiose rafforzano la loro campagna di demonizzazione del suicido.
Nel XVI secolo in Inghilterra i cadaveri dei morti si impalano, mentre in Francia si appendono per i piedi e i suicidi, per vendetta, diventano..fantasmi. Il depresso che ha turbato la società da vivo, da morto torna a disturbarla. Tiè.
Tra moda e dolore la malinconia profonda percorre tutto il secolo e se per i superficiali, specie nelle corti, fa tendenza, per le personalità più sensibili è una prima presa di coscienza del problema dell’Essere.



Nel 1514 Albert Durer, che ha già dato profondi segni di malinconia, incide Melancolia I con cui rappresenta, immortala e rende universale il mal di vivere. Ne sono state date cosi tante interpretazioni, (astrologiche, alchemiche, numerologiche, psicologiche, psicanalitiche, sociologiche, magiche e teologiche), che è ormai impossibile guardarla con occhi ingenui.
Io non riesco a dire se mi spaventi o mi affascini.

Altri artisti, loro stessi depressi, e che rappresentano la malinconia profonda dell'epoca sono Michelangelo,(nel Solitario, cioè Lorenzo, nella Cappella dei Medici) e Holbein.
Nella letteratura dichiara senza mezzi termini il suo mal di vivere Montaigne che, dopo un lutto, si ritira definitivamente in casa a scrivere i suoi Saggi.
Come Montaigne si lancia nella scrittura per combattere la sua depressione Robert Burton, autore dell’opera più importante sulla malinconia: Anatomia della malinconia. Si tratta di una raccolta, disordinata ma ricchissima (di più di 2000 pagine!) di osservazioni, racconti, testimonianze, storie, teorie, descrizioni.
L’atteggiamento di fondo, è molto moderno. Burton si scaglia contro coloro che non credono alla realtà della malattia e aggiungono alla sofferenza di coloro che ne sono afflitti anche la condanna sociale, incitandoli a fare uno sforzo di volontà e a non prendersi sul serio.Distingue radicalmente l'atteggiamento malinconico dal mal di vivere che lo rende, dice "in esilio da se stesso".

Quelli di voi che hanno resistito fino qui stanno per essere premiati, perché passiamo alla parte divertente del libro di Burton, quella cioè relativa alla cura della depressione. Una cura molto, molto dandy.
Immaginate che ve la stia leggendo Paolo Poli e l’effetto comico sarà assicurato.
Dunque, a colui che deve affrontare una depressione, Burton consiglia di:
Scegliere una località dal clima gradevole, riparata da venti malevoli
Costruirsi una casa spaziosa e salubre correttamente orientata ( architettura feng shui? )
Arricchirla con un giardino che abbia al centro una fontana con un getto frusciante, giorno e notte
Nel giardino piantare molti fiori ma soprattutto rose e violette
Dei fiori fare spesso mazzetti da tenere durante il giorno tra le mani
Sarà anche indicato:
Viaggiare spesso ma senza scomodità
Ricevere amici ma senza affaticarsi
Fare sesso ma che sia soddisfacente
Ascoltare musica e canto
Bere un bicchiere di vino dolce prima di andare a dormire
Coricarsi tra lenzuola morbide e pulite
Lavarsi spesso mani e viso
Indossare biancheria pulita
Cambiarsi spesso di abito e vestire piacevolmente
Assistere a spettacoli che possano distrarre dal cattivo umore: processioni, sfilate, incoronazioni, fuochi di artificio, ricevimenti di ambasciatori o principi, mascherate.
Anche assistere alle battaglie nel momento dell’azione, fa al caso del depresso, e se purtroppo quella di Poitiers ormai se l'è persa, tranquilli, altre ce ne saranno(sic, sic, sic)
Per le donne niente battaglie, ma le solite attività: tombolo, ricamo, cucito, conserve, confetture e distillati.Comunque, si pensa che il sesso prescritto al depresso uomo, abbia come effetto secondario, del sesso anche per la sua compagna.

Tutti però, uomini e donne, non dovranno mai interrogarsi sul senso dell’esistenza.

Quanto ai rimedi più propriamente medici, vi avviso, non c’è più niente da ridere. Il concetto generale è ESPELLERE l’umore malinconico. Quindi emetici, salassi, purgativi, e sanguisughe applicate direttamente alle emorroidi.
Deprimente.

14 commenti:

  1. Che strane coincidenze di vita, quelle tra Te e Me...

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  2. Bentrovata Marina! Torno da una vacanza travagliata, piena di picchi, alti e bassi... Bellissimo post, dovrei seguire alcuni dei consigli di Burton (nota marca di snowboard che il caso tramite te mi stia dicendo che è il caso di tornare alla mia amata neve???). Mi hai fatto venire in mente una frase in franzoso: "questo grande malessere di non poter essere solo", la scrivo in italiano perché in francese avrei fatto 100000 errori... non è che potresti farmene la traduzione nell'originale!?!
    Un bacio,
    polle

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  3. Ciao Polle, bentornato. Verrò a vedere sul tuo blog che cosa ha prodotto il tuo viaggio.
    La frase è bella, di chi è? Ne ho fatto la più letterale delle traduzioni, se era diversa scrivila lo stesso poi correggiamo la grafia
    "cet grand malaise de ne pas pouvoir être seul"
    c'è anche quest'altra, ma è più quotidiana direi
    "être mal à l’aise dans sa peau"

    ciao marina

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  4. @ ciao Paola, scusami, sono molto occupata: sto costruendomi una casa con giardino ;-)))
    A te, da eno-intenditrice, ti vedo col bicchiere di vino in mano ;-) ma non dolce. Ho indovinato?
    ciao marina

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  5. Indovinato, indovinato...
    Domenica ho "vissuto" uno straordinario Salone del Vino a Torino. Ero con una delle due figlie - quella che vuole diventare Wine Taster - della mia amica loanese.
    Senza di lei mi sarei sentita persa, lo ammetto...
    Poi vi era anche "Dolc'è"
    Certo che Slow Food sta diventando la mia nuova Bibbia...

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  6. Grazie per la traduzione Marina. ammetto di non ricordare di chi fosse la frase... io mi ricordavo una cosa del tipo: "Ce grand maleure de ne pouvoir etre seul"... può essere!?!
    Un bacio,
    polle

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  7. Sì Polle, può essere, però malheur è più disgrazia, sfortuna, che malessere o disagio
    voglio vedere se in internet si trova
    ciao marina

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  8. de ne PAS, Polle, de ne PAS pouvoir etre seul...

    je me raccomand

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  9. Questi tuoi post sono interessantissimi, grazie Giulia

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  10. Incredibile quanti personaggi storici, intellettuale ed aritisti famosi sono stati depressi! Che sia proprio la cultura la causa?

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  11. Forse più che la cultura una certa dose d'intelligenza? Che si c'è da dirlo a volte può creare qualche problema di troppo.

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  12. Non so se vale, ripescare un post di parecchi mesi fa, ma mi stavo rileggendo tutto il ciclo sul male di vivere, e ho notato un dettaglio fiorentino che proprio mi ispira di ritoccare affettuosamente.

    Nonostante l'immagine solenne che ne va in giro, Michelangelo non c'entra niente con il sepolcro di Lorenzo nelle Cappelle Medicee.

    La tomba monumentale con le figure commosse dell'Aurora e del Crepuscolo non è quella del Magnifico, ma quella di un altro Lorenzo de'Medici, suo nipote, dalla fama assai più modesta, e non pervenuta l'informazione se fosse depresso o no.

    Il monumento funebre glorioso per il primo Lorenzo, non ci furono mai il tempo e le circostanze favorevoli per farlo: le sue spoglie restarono dov'erano, sempre nello stesso complesso ma senza fasti aggiunti, là dove era stato sepolto senza troppe cerimonie, riaprendo in fretta e furia un altro sepolcro di famiglia di una quindicina d'anni prima.

    Perché Lorenzo, pur essendo stato afflitto negli ultimi anni da tormentose malattie e avendo avuto tutto il tempo di pianificare la propria sepoltura, se avesse voluto...

    ...non si fece venire in mente di farsi seppellire a fianco del padre e del nonno, padri della patria riveriti nel pieno della basilica alta; né a fianco di sua moglie, mancata qualche anno prima, sempre rispettata ma mai amata sul serio; né di sua madre, poetessa struggente e accorta tessitrice di dinastie.

    Lorenzo trovò pace soltanto ricongiunto col suo doppio, compagno d'infanzia, rivale di affetti, riflesso struggente di una giovinezza d'oro con lui stroncata, ferocemente rimpianto nell'inguaribile senso di colpa del sopravvissuto fortunoso.

    Senza finezze propagandistiche, senza sfarzi e senza ritratti, accompagnati da due o tre statue causali appoggiatevi dopo, stanno ancora lì sul fondo della cappella, come c'è scritto: Lorenzo e Giuliano de' Medici, sotto una lastra spartana, fratelli per sempre.

    saluti
    Lisa

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  13. ciao Lisa e grazie. Quante cose ho imparato! E come le racconti bene. E' scorretto se correggo il post?
    da un lato voglio approfittare delle tue osservazioni, dall'altro mi sembra di nascondere un mio errore. ci penserò
    spulcia pure quanto vuoi e segnala ogni errore che trovi
    ciao marina

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