martedì 18 settembre 2007

seneca tanguero

I filosofi ci indicano la via. Noi possiamo seguirla o meno. Quando posso, ormai lo saprete, io seguo la via che mi indica Seneca. Talvolta non posso. E me ne allontano. È questo il caso del tango.
L’invito di Seneca a “non spendere la vita nel programmarsene una”, lo feci mio molti, molti anni fa’. Senza sforzo, per un intimo convincimento.
E ho sempre tenuto presente che “i tempi lunghi sono il peggior modo di sciupare la vita: ci fanno buttare via i giorni man mano disponibili e ci sottraggono il presente, promettendoci il futuro. L’aspettare è il peggiore ostacolo al vivere, perché è condizionato dal domani e perde l’oggi.”
Per quanto mi riguarda, non solo sottoscrivo, ma metto in pratica. I progetti a lunga scadenza non fanno per me. È vero che ho perso irripetibili concerti per il rifiuto caparbio di prenotare un posto un anno prima, ma ho vissuto un anno più sereno, meno ansioso. E per difendere questa mia radicata convinzione presso un severo e appassionato musicomane francese, mi ricordai di Seneca e delle sue parole.
Ma, fallibile come sono e come Seneca mi sa, esiste la mia eccezione.
Anche io ho predisposto uno, un solo progetto a lunga scadenza.
Un numero imprecisato di anni fa’, ragazza ancora, mi ripromisi di imparare, in un’età qualunque della mia vita, a ballare il tango.

Non mi feci mai distogliere da questo progetto, che la vita continuamente si incaricava di spostare avanti nel tempo.
Ma io non ho mai desistito e mai disperato. Anzi, tra le mie poche certezze, ha sempre albergato quella che avrei sicuramente, o prima o poi, imparato a ballare il tango.
Cosicché questa attesa non è stata neanche portatrice di ansia: il tango mi aspettava, e io aspettavo lui, si trattava solo di pazientare e ci saremmo trovati.
Ed ecco, ci siamo trovati.


So che Seneca amava la musica, non so se amasse anche la danza, ma non ho ragione di dubitarne. Sicché sono fiduciosa che capirà questa mia piccola im-pertinenza rispetto alla sua dottrina.
Comunque, per dimostrargli che il mio progetto a lunga scadenza non me ne ha allontanata troppo, porterò alle mie lezioni di tango le sue Lettere a Lucilio.
So per certo che da qualche parte, anche se non ricordo dove, ammonisce il suo giovane amico alla costanza nel perseguimento del bene.
È un po’ audace lo so, ma perché non estendere il concetto di bene anche al tango?

10 commenti:

  1. Stai diventando brava ! hai messo le foto!
    smanetta oggi, smanetta domani
    diventerai la regina delle Blogger...?

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  2. Marina...com'è difficile vivere senza programmare. Esattamente quanto lo è vivere programmando. Da questo punto di vista, ho le idee ancora confuse. Amo poter cambiare programma all'ultimo momento, senza porre limiti. Ma a volte, questo mio modo di fare, m'impigrisce...facendomi perdere occasioni ghiotte.
    Insomma, ho ancora molto da "ascoltarmi dentro"...e imparare.
    p.s. ho letto da qualche parte (il blog di Mat, spero non fosse un caso di omonimia) che pensi di chiudere questo blog... davvero? Ma qual'è l'indirizzo dell'altro tuo blog? E poi, dov'è che stai scrivendo IL TUO LIBRO? Perdona la mia curiosità ;-)
    A presto...

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  3. @donnigio: hai più che ragione, sono difficili entrambe le cose. Ma io sono sempre andata un po' dietro alle passioni, che, notoriamente, si oppongono ad ogni programmazione. Sono certa che troverai la tua modalità.

    Tu hai delle informazioni sulle mie intenzioni che non ho mai detto a nessuno! Leggi nel pensiero?
    In effetti ho aperto un nuovo blog, ancora in rodaggio. Sarà solo su invito e questo ti arriverà: è una minaccia! Devo però imparare un sacco di cose: come trasferire questo blog, senza perderlo, innanzitutto.
    Non ho nessuno che lo faccia per me e le indicazioni sono molto vaghe.
    Quanto al libro, sta qui nel mio computer e mi guarda. Ci lavoro sempre, ma ci devo lavorare ancora per molto.
    In questi giorni sono contenta: un'amica molto esperta ne ha letto una parte e mi ha fatto critiche molto costruttive. Sono ripartita con più slancio.

    Comunque ribadisco:o ho una omonima o tu leggi nel pensiero!

    ciaomarina

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  4. @ paola: regina delle blogger, io? escluso. vai a leggere il mio controcommento a "terra di persia" perché dobbiamo litigare...
    ciaomarina

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  5. Anch'io tendo a non programmare, le decisioni prese di getto nascondono un'attrattiva talmente succulenta che difficilmente agisco diversamente... anche se a volte "navigare a vista" mi rinchiude in uno stato d'animo abulico che si sposa alla perfezione con la mia maledetta pigrizia, amore ed odio... In bocca al lupo per il tuo nuovo blog!
    Ciao,
    polle

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  6. ciao polle, sono curiosa. Tu usi sempre metafore prese dal mare. (Come il titolo del tuo blog, che ho capito dopo un mese!) Velista?Scafista? che ruolo ha il mare nella tua vita?

    il mio blog prossimo venturo è poco prossimo e molto venturo...

    ciaomarina

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  7. Ho approfittato del tuo commento di ieri per rileggerti con più calma ed ho posto ancora maggiore attenzione sulle parole dei tuoi Posts.

    Adesso comprendo meglio la tua visione della vita:
    “Si ha bisogno di incontrarci perché si ha bisogno di comunicare. Si ha bisogno di comunicare perché ci sentiamo soli.
    Ma solo pochissimi e solo raramente sanno rompere la regola della superficialità, quella che consente di andare avanti nella nostra vita, proteggendola da contatti urticanti.
    Tutti in difesa.
    La nostra personale campagna acquisti prevede solo difensori, con cui tenere lontani gli altri, tutti considerati avversari.”

    Vi sono persone che considerano l’incontro come un piacevole coniugare l’arte del vivere e del fare insieme, come la condivisione di piaceri e di interessi, di gioie e di tristezze che a volte non se ne vogliono presto andare…

    bref, c’est la vie entre les hommes et les femmes,
    pardon... c'est "ma vie" entre des hommes et des femmes,

    bref, c’est tout….

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  8. Ahimé mia cara Marina, né l'uno né l'altro... amo il mare in quanto mi concede di perdermi nelle sue profondità lasciando le noie di questo mondo a pelo dell'acqua. Più che un velista o uno scafista sono un sub/sognatore... la patente nautica è una di quelle cose che mi riprometto sempre di prendere ma rimane, ancora, chiusa con altri sogni in un cassetto presente nella scrivania di ognuno di noi...

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  9. Molto affascinante il consiglio di non spendere la vita nel programmarsene una. A me piacerebbe tanto essere più impulsiva ma non riesco a non programmare. Programmare mi dà sicurezza anche se mi fa perdere il gusto della spontaneità.
    Riguardo al tuo consiglio di cambiare lavoro, non credere che non ci pensi ma mi manca il coraggio di abbandonare un lavoro sicuro, discretamente remunerato, con orario flessibile e neanche troppo grigio. In cosa mi vedo bene fare? Te lo devo proprio dire?
    Ma l'insegnante, che diamine!
    Avvertimi per favore quando cambi blog!
    Un abbraccio,

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  10. Insegnante, sì, si sente da come ti poni rispetto ai tuoi figli. (due?)
    Per un periodo io ho insegnato italiano, come volontaria, agli emigrati. Penso che ti piacerebbe. E' un'esperienza bellissima.Potresti provare.

    ciaomarina

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