venerdì 7 settembre 2007

il mio primo post

Quando ho iniziato questo blog, nel marzo scorso (preceduto da così tante prove ed errori che avrebbero fatto la felicità di Galileo Galilei e del suo metodo), non sapevo bene quale fosse il mio scopo, e di conseguenza, quale sarebbe stata la natura del blog stesso.
Avevo poche idee, tutte confuse e, naturalmente, contraddittorie.
Cosicché sono partita, come mi succede spesso anche in altri ambiti della mia vita, seguendo l’emozione, il pensiero e la sensazione di un momento. Ho scritto così un post che, riletto oggi, mi sembra da folli. Non in sé, ma in quanto primo post di un blog. È una specie di partenza in quarta, saltando ogni antecedente, ogni preliminare, ogni antefatto. Dritti dentro un pensiero, senza sapere né come né perché.
È stato solo nel procedere, mentre andavo dietro, senza nessun piano e nessun ordine, alle mie fantasie, ai miei ricordi e ai miei pensieri, che ho cominciato a chiarire a me stessa, il senso di questo blog.
Il senso che ha per me naturalmente.
E che vorrei spiegare qui.

Questo comporta un piccolo affaccio sulla mia vita. Piccolo, prometto.


Bambina non prodigio, ho cominciato a scrivere a sei anni, come tutti ai miei tempi. Da subito questa operazione mi è parsa fantastica. La cosa più bella che mi fosse capitata dalla nascita in poi. Alle elementari la mia bulimìa di scrivere trovava sfogo nello svolgere due volte, in forma diversa, ogni tema che la maestra ci assegnava. O nel tenere un quaderno casalingo su cui segnavo piccoli, ingenui pensieri. Il quaderno è andato perduto. Molti temi, bi-svolti, li ho ancora, conservati da una madre così conservatrice che mi ha passato la follia selvaggia di conservare anche la piccola parte del cordone ombelicale di mia figlia. (Questo non ditelo a nessuno).
Comunque, una volta cominciato, non ho più smesso. Sono passata, classicamente, al diario personale. Accompagnato, dagli otto anni in poi, da piccoli racconti. E poi poesie e poi e poi...
Tutta la mia intera vita. Naturalmente, anche al più ottuso degli osservatori, appare evidente che tutto questo bisogno di scrivere è legato, a doppio filo, con un analogo bisogno di comunicare.
Per ragioni che qui non interessano, la scrittura però è sempre restata segreta. La storia delle pochissime persone (e pochissime circostanze), cui ho lasciato leggere le mie parole, non riempirebbe una pagina. Questo ha comportato per me un bel po’ di sofferenza.
Un giorno poi, ho avuto sessantatré anni. E ho preso atto che un cambiamento era necessario. Ho deciso che, poiché ero così fortunata da vivere in un’epoca che mi metteva a disposizione questo mezzo straordinario per far leggere le mie parole senza dovermi esporre personalmente, ne avrei approfittato.
Ecco, il mio blog è nato così. Risponde al mio bisogno di capovolgere un’abitudine di vita che disapprovo profondamente. Che non mi vede concorde, che mi fa dannare, che mi manda ai matti, che odio, detesto, disprezzo e spregio, che....
Basta, dovrebbe essere sufficiente a far capire quanto abbia pesato sulla mia vita questa segretezza su una pratica che è sempre stata al centro della mia esistenza.
È stato un primo passo. Il secondo passo è stato uscire dall’ombra relativa, mettendo una mia foto. Diciamo che la decisione di non metterla, all’inizio, era un’altra forma di segretezza. Abbandonata anche questa. Mi sento più leggera. Davvero.
In parallelo, altri passi ho compiuto. Piccoli, forse ridicoli. Non per me.
Io mi so. E sono molto, molto contenta di me.
Tanto che ho potuto scrivere questo post. Tanto che, benché arrivi dopo sei mesi dall’inizio della mia attività di blogger, lo metterò come primo post. Quello che era il primo, cui sono comunque grata, diventerà secondo. E così via...
C’est tout.




Si vede che sto scrivendo?

6 commenti:

  1. ...bene, non me lo sono sognato!!! ;-)
    ...non so che darei per poter avere qualche quaderno della mia infanzia, anche una sola pagina, un solo tema...un disegno. Ma dove saranno finiti?
    p.s. chissà cosa stavi scrivendo in quel momento...

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  2. Cara Marina,
    quasi tutti noi blogger siamo (o siamo stati) dei grafomani compulsivi e per tutti (proprio tutti) dietro la voglia di scrivere c'e' la voglia di comunicare. Io mi sento cosi' incompresa in casa dove sia il marito che i figli odiano scrivere, cioe' proprio detestano mettere insieme due parole scritte. Non parliamo poi scrivere di se stessi! E sono cosi' contenta di aver trovato qualcuno che condivide questa esigenza.
    Io ho cominciato il blog con l'intento di trovare una valvola di sfogo alle mie frustrazioni di mamma:
    http://artemisia-blog.blogspot.com/2007/01/perche-bloggare.html
    ma poi, come una creatura che ha vita propria, ha assunto altri connotati. Ogni tanto mi piace pubblicare estratti dai miei diari giovanili che in questo periodo sto rileggendo con piacere:
    http://artemisia-blog.blogspot.com/2007/07/quant-bella-giovinezza.html
    E' un po' come vivere quelle sensazioni un'altra volta, un po' come fare visita ad un'altra me stessa.
    Mi dispiace davvero per donnigio...

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  3. Sono giunta qui un minuto fa (passando da Finazio) e già mi ritrovo un questo post. Sulla magia dello scrivere, come te, specialmente. Leggerò con calma il resto... Intanto, tranquillizzati: io il moncherino del cordone ombelicale ce l'ho di due figlie, "archiviati" nella scatola contenente pure i quaderni dove segnavo il peso prima e dopo ogni poppata. La fotocopia di questi appunti - l'originale no, perché troppo prezioso per darlo a lei - l'ho incollato in un albun di ricordi regalato a Dora, la primogenita, per i suoi vent'anni. E' ancora lì che piange dall'emozione!
    Ciao da Cristella, Rimini

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  4. Ciao Cristella, grazie di essere passata nel mio blog. Tu non ne hai uno? Lo vedrei volentieri.

    Per il cordone ombelicale, grazie, mi tranquillizzi. iInvece, mia figlia mi ha sempre detto che ero una barbara!
    Mi piace l'idea dell'album di ricordi. Io non lo feci, e mi dispiace di non averci pensato, però, per il mio nipotino, sto facendo un album con la storia di tutti i suoi antenati.
    Fin dove arrivo con i ricordi di tutti i membri della mia famiglia ancora vivi.

    preparati, per quando toccherà a te. ;-))

    ciaomarina

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  5. Sì, che ce l'ho il blog, con tanto di sito! Ancora in fase entusiastica, inaugurato a fine maggio, creatura della figlia "tecnica" di cui ti parlavo:

    www.cristella.it/blog

    Buona lettura: mi sa che anche tu scoprirai delle "sorrellanze".

    L'album l'ho costruito a posteriori, raccogliendo le foto di me col pancione, il primo disegno fatto all'asilo, il classico tema "descrivo la mamma e il babbo", pagine del mio diario di anni diversi... Cose spontanee, quindi, che non erano state "fatte per l'album". Per questo è bello. Alla fine, rimaste alcune pagine bianche, le ho scritto: "Ora hai 20 anni e puoi volare da sola. Riempi tu queste pagine bianche con il resto della tua storia".

    ciao ciao

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  6. Mi piace il modo in cui è nato il tuo album, sono sicura che tua figlia andrà avanti con la tradizione.

    Adesso devo andare a cantare con il mio coro, al ritorno passo dal tuo blog

    ciaomarina

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