lunedì 17 settembre 2007

iran/prima di partire

Nelle letture che feci prima della partenza per Teheràn, entrò anche un piccolo libretto che la Esso consegnava a tutti i suoi dipendenti che partivano per l’Iran. Fu una lettura irresistibile. Nato per descrivere gli Iraniani era invece il ritratto dell’establishmente americano, dei suoi preconcetti, delle sue convinzioni e della sua propaganda. Un ritratto penoso.
Gli Iraniani erano visti come dei minus habens, gente un po’ losca, un po’ sciocca. I cittadini americani venivano messi in guardia contro la loro doppiezza:
An iranian may indeed mean “no” when he says “Yes”.
“Indirection” is part of iranian life.
Gente inaffidabile.

Con questa gente però gli Americani potevano sentirsi tra amici:
Basically iranians and americans get on well together, perché i due governi erano legati da un rapporto di generosa solidarietà. Così si descriveva il pesante controllo americano sulla politica del paese:
......our impact in iran had been mostly in the fields of education, medicine and agriculture. We asked nothing in return for our work in these fields except that they build a peaceful, progressive, independent country.

Questo per il presente. Quanto al passato, i macroscopici falsi storici non li spaventavano: la monarchia dello Shah, che così bene sapeva svolgere per l’alleato americano il ruolo del fantoccio, veniva presentata come la continuazione di quella di Ciro il Grande e l’impero attuale era “the oldest continuous one in the world...

Ci sono o ci fanno, mi chiedevo? Fifty fifty, come si capiva leggendo oltre.

Di Mossadeq si diceva che era stato infedele alla corona e che i royalist lo avevano costretto alle dimissioni.
Di Mossadeq invece c’è qualcosa d’altro da dire. Di cultura francese e di forti sentimenti liberali, si batté senza risparmio per trasformare l’Impero in una monarchia costituzionale, e soprattutto per attribuire al paese il controllo sulla sua risorsa più preziosa, il petrolio, controllata dalla Gran Bretagna. Giunto per vie democratiche al Governo, nazionalizzò la Anglo Iranian Oil Company e la sostituì con la NIOC, National Iranian Oil Company. Tentò una riforma agraria che realizzasse almeno una modestissima ridistribuzione delle terre, in mano a grandi proprietari terrieri e a congregazioni di mullah. La Gran Bretagna congelò tutti i beni del governo iraniano all’estero e attuò un feroce embargo che portò l’economia iraniana al collasso.
Ciò nonostante Mossadeq continuò la sua politica di cauta modernizzazione del paese, volta soprattutto ad alleviare le spaventose condizioni di vita della gran parte della popolazione. Istituì un sistema sanitario volto ai meno abbienti, instaurò una politica fiscale che per la prima volta faceva partecipare i pochi ricchissimi bazarì e le grandi congregazioni religiose al mantenimento dello stato, tentò di sottrarre allo Shah la politica estera, affidandola ad un Ministro degli Esteri e dispose una parziale distribuzione dei raccolti tra i contadini che coltivavano le terre per i mullah, in un sistema feudale tra i più rigidi.
Nel 1953 I servizi segreti della Gran Bretagna con il prevalente intervento della CIA organizzarono un colpo di stato che lo destituì. Processato, incarcerato, visse fino al 1967 agli arresti domiciliari. Intorno al suo ricordo e al suo nome ancora oggi si raccoglie il rispetto e la simpatia dei veri democratici iraniani.
Quando arrivammo in Iran, gli USA avevano sostituito la Gran Bretagna nel controllo delle risorse petrolifere e quindi del paese, sostenendo la dittatura feroce dello Shah Mohammed Reza Palhavi che sui nostri rotocalchi veniva rappresentato come un principe da favola e di cui si raccontavano gli amori infelici e le prodezze sportive.

Lo straordinario di questo libretto, che era manifestamente il risultato del lavoro degli analisti della CIA è, che mentre lo Shah e la Shahbanou, Farah Diba venivano presentati come un padre ed una madre “dedicated to solving the country’s problems....e si glissava elegantemente sui sistemi con cui questo padre e questa madre mantenevano saldo il trono su cui sedevano, gli estensori non potevano evitare di dare alcune pratiche indicazioni ai loro concittadini che si recavano a vivere nel paese.
Letters are censored. Some people advise scotch-taping letters; others say this only draws attention.

E più oltre: make no political comments of any kind whatsoever. This last is vitally important.
It is none of our busisness and-more important-you could unwittingly be harming the person with whom you are talking.
Political talk is not healthy in iran.


Un capitoletto era dedicato alle categorie di persone per le quali non era consigliabile recarsi in Iran
Who should not go to Iran: persone con:
marital or alcoholic problems
family problems, delinquent children, learning disabilities
real medical problem
if anyone is emotionally unstable, don’t go
if anyone has a block to learn the language they should not go


But, for those who are stable, happy people iran is marvelleous!

Fu questa affermazione che trovai la più esilarante? Non lo so erano talmente tante quelle che coprivano di ridicolo gli autori della Overseas Briefing Associates di New York! Devo dire comunque che l’idea di un paese che è meraviglioso solo per gente stabile e felice mi divertì pazzamente.

Non erano meno divertenti le pagine che davano indicazioni su cosa portare con sè per affrontare the first weeks:
hangers, soap, toilet tissue, sewing materials, a folding drying rack to use over e bathtub, small address books for everyone in the family, rags and cloths for cleaning, brooms and brushes e paint scrapers, toilet covers, pot holders and cooking gloves, plastic containers, e persino any special spices...Any special spices in Iran?!?
Comunque non era necessario portare food! Trassi un sospiro di sollievo: la mia famiglia ed io a quanto pare non saremmo morti di fame!

La faccio breve, altrimenti dovrei tout court trascrivere tutto il libro. Non c’era aspetto della vita pratica in Iran che non venisse analizzato e sul quale non venissero dispensati i più assurdi, pazzeschi e discreditanti consigli. Se non fossi stata una italiana mediamente informata e acculturata, ma una americana standard mi sarei sentita terrorizzata per metà e per l’altra metà orgogliosa di andare a compiere una meritoria opera di beneficienza. Sapevo invece che andavo a vivere in un paese dove un dittatore al potere sostenuto dagli USA conduceva contemporaneamente una politica di modernizzazione forzata della società nel campo del costume, lasciando intatti privilegi e mostruose ingiustizie sociali. Sapevo che lo faceva con uno spietato controllo di polizia e dei servizi segreti, addestrati dagli Usa, mentre si armava, con le armi più potenti allora in commercio, oltre che per ambizione personale nel quadro della prossimità territoriale, anche per avere una base di forza da cui sostenere in caso di ribellione il proprio potere. La vita professionale di mio marito, che addestrava giovani chimici nella ricerca di laboratorio e non agenti segreti, mi portava in un punto caldo del mondo, che veniva però descritto all’estero e creduto, quanto ingenuamente!, dagli Americani un possedimento sicuro.

Gli Americani che ho poi incontrato e da subito evitato di frequentare erano la personificazione di quel libretto. Le mogli dei colleghi americani di mio marito, dopo avermi invitata ad una gara di torte, (sic) non mi videro più e iniziai una vita di scarsissime frequentazioni internazionali e di appassionato studio di quel paese e di quella società. Più semplicemente: di quella gente.

4 commenti:

  1. Gli stati Uniti hanno il complesso della dimensione, tutto è over size lì il latte ed i liquori che qui si vendono in ragionevoli confezioni da un litro li vengono venduti a galloni(quasi quattro litri), inutile dire che quando si tratta di essere idioti fanno lo stesso, infatti io sono assolutamente sicuro che possano vantare la più grande produzione di idioti ed idiozie di dimensioni gigantesche del mondo ;-)

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  2. Ho letto con tanto interesse quello che scrivi... dell'Iran si parla solo a senso unico. Quando un paesediventa "nemico" si dimenticano tutte le sfaccetature che le sono proprie. Io ho visto tutto Kiarostami che mi ha dato unvolto dell'Iran inedito fino allora per me. Grazie quindi Giulia

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  3. bip, sei forte!

    marina, correggi Farah "biba" :-)

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  4. @bip: impeccabilmente detto, dear!

    ciaomarina

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