domenica 9 settembre 2007

DNA traditore

I talenti o le semplici abilità o ci toccano o non ci toccano in sorte. Sono i nostri geni a decidere per noi e rammaricarci delle loro decisioni è da sventati. Ognuno di noi è privo di una smisurata quantità di talenti e di una quantità, appena di poco inferiore, di abilità.
Se solo pretendessi di fare un elenco di tutti i talenti che mi mancano, e delle abilità mai sviluppate, inizierei oggi un elenco che non potrei dichiarare chiuso prima della mia scomparsa.
Non so camminare su un filo, e non so giocare a rugby, come invece sa fare il mio amico bip, non so suonare il violino e non so fare un taglio di capelli, non so guidare un aereo, cosa che invece faceva mio padre, e non so ricamare al tombolo, come mia madre sapeva fare.
Non so fare il pane, mentre lo fa Donnigio e non so nuotare a farfalla, non so estrarre un pigmento da un fiore, specialità di mio marito e non so pattinare sul ghiaccio. Non so addestrare un falcone e non so caricare video su YouTube, non so cucire una pelliccia e non so addestrare una tigre, non so asportare un'appendice e non so ballare il flamenco. Non so parlare il turco e non so rilegare un libro. Non so scolpire una Pietà e non so usare una fresatrice. Non so dirigere la Quarta di Mahler e non so tappezzare un divano. Non so fare questo e non sono capace di fare quello. Moltiplicati, questo e quello, per qualche migliaia di voci. Qualche centinaia di migliaia.
Alcune fra le attività umane da me indicate, iniziando molto giovane ed applicandomi molto, avrei potuto impararle, fino alla loro semplice esecuzione. Intendo dire senza comunque raggiungere un livello qualitativo ragguardevole. Non l'ho fatto. Ho fatto altro. Non me ne lagno, anche se penso che guidare un aereo o pattinare sul ghiaccio, ballare il flamenco o rilegare un libro debbano essere attività appassionanti. Altre, invece, non avrei mai potuto apprenderle. Per farlo, avrei dovuto avere in sorte uno specifico, particolare talento. Qualche gene portatore di quella specifica abilità. Non tutti possono scolpire una Pietà o dirigere un'orchestra, in barba alla bella retorica dell'intero ventaglio di umane attività pronte lì di fronte al bambino umano e solo da cogliere.
Non me ne rammarico. Vorrei sì saper fare tutto, vorrei essere il mio avvocato e il mio commercialista, il mio architetto e il mio oculista, il mio sarto, il mio parrucchiere e anche il mio fornaio. Imparare, è l' impareggiabile piacere della mia vita.
Ma accetto di buon grado di avere le mie poche abilità e i miei piccoli talenti. La lotteria dei geni è andata così e mi sentirei ingrata a lamentarmene. Ho però una vera quaestio aperta con la sorte, leggi con il mio DNA. L'infame ha immesso in circolo nel mio organismo, una voglia, un desiderio, una passione senza darmi alcun mezzo per soddisfarli. Questo non si fa. Questo è scorretto. Questo mi fa soffrire, indicibilmente! Ecco, vado a dirlo: a me piace disegnare e poi dare il colore. Lo so che si dice "dipingere", è che già la parola è inappropriata per me. Anzi, la parola stessa si rifiuta di entrare in gioco se applicata a me. Così è. Ciò non di meno, io amo compiere quell'attività lì. Disegnare e dare colore. Tanto, la amo. E la pratico. Con tutta la mia attenzione, la mia dedizione, la mia testarda applicazione, con tutte le mie energie in pieno assetto di guerra e animata da uno slancio appassionato.
Beh, tutto ciò non serve a niente. Sono come un balbuziente (si dice ancora o esiste un termine politicamente corretto per indicare questa piccola umana defaillance?). Sia come sia, sono come un balbuziente, con la parola in punta di lingua, la voglia disperata di dirla e l'impossibilità di articolarla. Tale e quale. I miei occhi seguono mentalmente una forma, una figura che è lì, chiara, nella mia testa. La mia mano stringe la matita e traccia le sue linee sulla carta. Che cosa compare? Tutt'altro. Una orribile parodia della figura che avevo in mente, una inaccettabile approssimazione, quasi un simbolo direi, che dovrebbe, con grande sforzo immaginativo da parte di chi guarda, suggerire la figura pensata. E poi, le proporzioni! e poi, la prospettiva! Niente ritorna. Tutto è sbagliato, peggio è letteralmente un'altra cosa. In più sgraziata, rabberciata, stentata, storpiata...Un orrore. La mia mano semplicemente non è collegata al mio cervello. Va dove dice lei e va in direzioni sconcertanti. Di fronte ad una catastrofe di queste dimensioni non c'è una grande scelta. Si può impazzire, sviluppando un odio feroce per colori, tele, trementine e pennelli. Diventare un'assassina seriale di pittori e chiudere i propri giorni tra le quattro pareti bianche di Rebibbia. Oppure si può pseudodipingere. Che è quello che faccio io. Io pseudodipingo. E poiché l'umana perversione non trova mai fine, vi mostrerò i miei pseudoquadri.

Sono legati a qualcuno dei momenti della mia vita che ho raccontato per voi. Il viaggio in Afghanistàn, le prostitute di New York, il mio viaggio a Cuba, e Zarà.






9 commenti:

  1. Ah, traditora... hai tolto tutti i quadri meno uno! Li ho visti, sa'...

    Emmeti

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  2. Accettiamoci per quel che siamo, io Amusic, tu pennellatrice d' anima...facciamo ciò che sappiamo fare meglio...

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  3. che palle tutto questo accettare.
    Ma Mao non diceva che "ribellarsi è giusto"?

    ciaomarina

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  4. Scusa Marina... a cosa ti ribelli ?
    A quello che non abbiamo nei geni, che sappiamo fare poco e male ?
    Mi sembra tanta ed inutile fatica, proprio sprecata.
    Può darsi che Mao lo dicesse.
    Ma io non lo condivido.
    Io ho sposato la tesi del "fai bene quello che sai fare, sperimenta e poi ancora sperimenta sino a che non lo farai al meglio" Io ho sposato Aristotele il quale sostiene che l'Eccellenza è l'arte del fare, rifare ed ancora imparare a fare
    Punti di vista.

    Per questo NON mi sei meno simpatica..

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  5. a me sembrano bellissimi!

    è strano. quando ero bambina mi sono sempre sembrati pessimi, poi da più grande, solo naif e ora addirittura bellissimi.

    comunque quello col gallo più grande del campesino col cavolo che l'hai postato, eh! vecchia sòla!

    la cosa commovente è la firma: sembra la calligrafia di una bambina.
    in effetti hanno molto della "children art" ;-)

    comunque ti segnalo che hai svelato il tuo cognome, te ne sei resa conto?

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  6. grazie, levo subito!
    solo l'ultimo mi sembra.

    c'è quello con la macrogallina, adesso tolgo zarà e diventerà l'ultimo

    ciaomami

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  7. aggiungo una cosa tecnica: disegnare bene dipende essenzialmente dall'occhio, non dalla mano.
    Dipende cioè dall'attenzione con la quale tu effettivamente guardi ciò che stai copiando (o disegnando a memoria, operazione ancor più difficile).
    Magari una è sinceramente convinta di aver osservato bene quella foglia di platano, e poi sul foglio si ritrova un quadrifoglio!
    Bhè non è stata la mano..dovevi guardare meglio.
    almeno questo credo io.

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  8. Bello questo scambio madre-figlia!
    Bella anche la riflessione sul talento innato e sulle capacita' acquisite. Mi ha sempre interessato molto:
    Cosa farò da grande?
    Ciao,

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