giovedì 12 luglio 2007

in spiaggia

Me ne sto sdraiata al sole. Ogni tanto sollevo la testa e getto un’occhiata verso la riva, dove mia figlia e Tommasino giocano nell’acqua. È ridicolo, ma mi sembra di dover controllare entrambi. Anche mia figlia intendo, che invece bada benissimo a se stessa e al piccolo. Ma le abitudini sono dure a morire. Mi vengono in mente i mesi di luglio che io e lei passavamo insieme alla Casa Valdese dell’isola d’Elba. Lugli come oasi felici. Gente speciale i Valdesi. Aperti, accoglienti, rispettosi di qualunque diversità. Mai nessuno mi ha chiesto se credessi, o in chi o in cosa credessi, non una volta mi hanno proposto di partecipare ad una funzione, né mi hanno domandato perché non vi partecipassi. Né che cosa facessi tra di loro. Speciali davvero, se pensate che fu un pastore valdese ad insegnare a ballare il tip tap a mia figlia e a me, nei locali della Facoltà di Teologia! All’Eba, la casa valdese era autogestita. Io mi inserivo con piacere in una oganizzazione in cui si collaborava tutti insieme al buon andamento della comunità. Con la mia amica Sandra preparavamo la colazione al mattino e qualche volta, il giovedì sera, quando la cuoca aveva il suo giorno di libertà, improvvisavamo per tutti, una cinquantina di persone, pastasciutte di grande successo, il cui principale ingrediente era la nostra allegria e l’affetto e la complicità che ci univa. Per l’attenzione con cui seguivo, senza mai distrarmi, i giochi di mia figlia sulla spiaggia, e la velocità di intervento, il pastore rideva di me. Stambecco con occhi di aquila, mi chiamò. Non è male per una miope. Non dimenticherò mai le giornate di pic nic al mare, ogni volta una spiaggia diversa, il clima di tranquilla familiarità con cui ognuno si faceva carico dei bambini di tutti. Ma il mio sguardo vigile di apprensiva non lasciava mai il corpo magro di mia figlia. Qui è tutto diverso, per mille ed una ragione, ma si respira comunque un’atmosfera che mi ricorda quelle mattine lontane. Sulla spiaggia c’è un’aria di calma e tranquillità. Bambini, famiglie, non so se di fatto o sacramentate, giovani che si guardano e si fanno guardare. Sono le 6 del pomeriggio ma il sole è ancora alto sopra il paese. Alle nostre spalle, le colline a terrazze dove una volta c’erano le vigne.
I bambini fanno i giochi di sempre, scappano dal mare e gli corrono incontro. Sono amanti spaventati, i bambini. La sabbia è pulita, anche il mare è tranquillo.
Ogni tanto si sente il grido solito: Mamma, guarda!-E la madre di turno: Ho visto, bravo!-Quante imprese le madri ammirano da secoli, le stesse microscopiche, straordinarie scoperte di ogni bambino. Osservo la baia, con il piccolo approdo turistico da una parte e la collina di verde asciutto che digrada fino al mare dall’altra, le file di tetti di paglia dei piccoli capanni, i lettini e gli ombrelloni colorati. Sembra un quadro di Raul Dufy. Quei piccoli capolavori brillanti che della vita colgono solo la superficie. Quei quadri, che io amo, e che sembrano dirti “Va tutto bene. Ecco, la vita è così: semplice. I bambini giocano, i giovani si innamorano, le barche rientrano in porto. Tutto è proprio come sembra. Potete stare tranquilli.”
Perché non lasciarsi convincere? Ma sì, possiamo stare tranquilli: la vita è proprio come sembra sulla spiaggia.

5 commenti:

  1. Posso presentarti Erica ?
    http://tusitala.blog.kataweb.it/tusitala/erica/index.html


    e...buone vacanze !!

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  2. Mi nomini la spiaggia..ed io sprofondo nei ricordi d'infanzia e quasi riesco a percepire un odore di salsedine e mi vien voglia di leccarmi le braccia salate, come facevo da piccolo...e ancora oggi.
    Poi, apro la finestra e sono ancora a Roma, con il pc acceso che mi reclama...e le vacanze ancora lontane. Un abbraccio ;-)

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  3. Che bello ritrovarti attraverso i tuoi racconti. Grazie per i ricordi che condividi con noi.

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  4. per Finazio e Donnigi: dopo tanto recalcitrare mi sono abbandonata all'onda dei ricordi: aspettatevi di tutto!

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  5. @paola vado subito a fare la conoscenza di erica

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