domenica 24 giugno 2007

vizi capitali/due/lussuria

Simon Blackburn, filosofo, autore del libretto che mi ha aiutata a ripercorrere la storia della Lussuria, mi ha subito conquistata per la sua simpatia. Enuncia in apertura del testo e lo conferma alla fine, di scrivere per reclamare all’umanità il diritto alla Lussuria.


Benché motore della vita, da sempre la Lussuria è coperta di disprezzo, così come si conviene ad un vizio capitale. Filosofi, poeti, pensatori, tutti, attraverso i secoli, hanno scagliato la loro brava pietra contro questo istinto necessario alla specie. Tutti d’accordo, dai mistici del deserto, ai cupi confessori della Roma cattolica, agli amanti cortesi, ai puritani, su su fino al Governo Federale degli Stati Uniti d’ America che investe ogni anno 100 milioni di dollari per un programma di educazione sessuale volto a diffondere la pratica dell’astinenza. Mentre l’amore, cui tutto il mondo tributa il suo plauso, è esaltato in ogni sua forma, la Lussuria, senza la quale anche l’amore sarebbe mutilato, è costantemente disprezzata.
Pitagora, Platone, Ippocrate vedevano il sesso come perdita di energia. Addirittura come causa della calvizie.
Difficile anche il rapporto tra la Lussuria e Aristotele, che guarda al sesso con ostilità e diffidenza. Tranne in tarda età, quando il filosofo si concede l’abbandono alle grazie della schiava Fillide, lasciandosene, si racconta, fanciullescamente usare come cavalcatura. Quanto agli stoici, è superfluo dirlo, tutto ciò che minaccia l’ autocontrollo è loro nemico. L’unica concessione che Seneca fa al piacere è riconoscere che ci è stato dato per propagare la specie. Per fortuna ai filosofi non chiediamo di percorrere le vie che ci indicano. Seneca infatti, a quanto si tramanda, non percorse la via della castità. Me ne compiaccio per lui. I soli che nell’antichità hanno levato le loro voci in difesa della Lussuria sono stati Diogene, Epicuro e Lucrezio.
Diogene era un grande provocatore. Si sa che faceva sesso sulla pubblica via per testimoniarne l’assoluta bontà. Quanto ad Epicuro e Lucrezio mettevano in guardia contro l’amore e raccomandavano di sconfiggerlo con la Lussuria. Per loro infatti l’amore è una specie di follia, travolge l’anima razionale, procura ansia, frenesia e tristezza. Per combatterlo bisogna far ricorso al sesso indiscriminato. Arrivano poi i filosofi cristiani. Nel parlare di sesso Tommaso usa un linguaggio carico di disgusto e spregio. Parla del rapporto coniugale come di ‘immunditia’, ‘macula’, ‘turpitudo’, ‘ignominia’,’ morbus’. Dall’ atto sessuale il suo disgusto si trasferisce immediatamente alle donne: sono loro infatti a sollecitarlo. In quanto ad Agostino è a partire da lui che la chiesa cattolica inizia la sua lunga tradizione di odio per il sesso. Quando è costretto ad ammettere che il sesso esisteva anche nell’Eden (se no, perché il signore si sarebbe dato la pena di creare due creature di sesso diverso?), Agostino afferma che l’attività sessuale tra Adamo ed Eva era priva di partecipazione, casta e indifferente ‘come una stretta di mano’. Si sarebbero così spesso stretti la mano, tanto da avere un considerevole e imprecisato numero di figli, se fosse stata questa pratica noiosa? Comunque praticare il sesso al di fuori dei fini riproduttivi, per il solo piacere di farlo, diviene ufficialmente reato nel 1532, quando l’uso di mezzi contraccettivi è punito nel codice penale di Carlo V con la pena capitale.
Dall’altra parte del mondo invece, in Cina, i taoisti affermavano che l’immortalità si ottiene solo attraverso l’esercizio sessuale. Dottrina da approfondire.

Fin qui abbiamo usato indifferentemente i due termini Lussuria e sesso, eppure le due cose non coincidono del tutto.
Il sesso lo si può fare per diversi motivi che non hanno niente a che vedere con la Lussuria: per soldi, per procreare, per fornire campioni ad analisi mediche, per risolvere problemi lavorativi, per dimostrare a se stessi o all’altro che si è capaci di farlo, per vendetta, per dispetto, per noia... E’ l’essere fine a se stesso che rende l’atto sessuale Lussuria pura. E’ il desiderio. Di più, è il desiderio del desiderio. Per i lussuriosi infatti non vale il mito ricordato da Platone nel Simposio. Ogni essere formava un intero con un altro essere. Zeus spezzò quella unità perché troppo potente. Da allora ciascuna metà, guidata dal desiderio, è alla ricerca della parte che le è stata tagliata. Il desiderio erotico è appunto il “desiderio e il perseguinemto dell’intero”. E’ ragionevole pensare che un Don Giovanni non abbia incontrato nei suoi migliaia di incontri erotici la sua agognata metà? Improbabile. Ma si ostina a cercare perché il piacere per lui non è nell’appagamento ma nel desiderio stesso. Al lussurioso il soddisfacimento non basta. I libertini stra-appagati rimpiangono l’affievolirsi del desiderio, desiderano desiderare.

In questo desiderare indiscriminato (infatti l’amore è individuale ma la Lussuria prende quello che l’accende sul momento), si può incorrere in vari inconvenienti. No, non quelli igienico-sanitari che tutti conosciamo, ma gli stessi che si prendono in ogni frequentazione umana. Ci ricorda Blackburn che ‘un rapporto sessuale è come una conversazione, si corrono gli stessi rischi: si può incontrare il distratto, il solipsista, il noioso...’. E’ per questo che i racconti sul sesso possono diventare occasione di umorismo tragicomico. La vetta in questo senso è stata raggiunta dal mio prediletto Laurence Sterne.
Uno dei rimedi più efficaci che io conosca contro momenti di abbattimento è la rilettura delle prime pagine del Tristram Shandy. Il Gentiluomo vi fa in prima persona la storia del rapporto sessuale dei suoi genitori destinato a portare al suo concepimento.
L’avvicinamento all’atto sessuale è raccontato con miriadi di divagazioni che ci accompagnano fino al rigo assassino: ‘scusa caro-disse mia madre sul più bello-non hai dimenticato di caricare la pendola?’
Ha questo qualcosa a che fare con la Lussuria? Ha molto a che fare. È in casi come questi che mi sento di dire del sesso: Che peccato!


Fin qui il repertorio. Ma della Lussuria che cosa ho da dire io? La prima persona che mi viene in mente alla parola Lussuria è mio padre. A lui si attaglia perfettamente la definizione di grande lussurioso. Non l’ho mai condannato per questo. Del resto ‘condannare’ e ‘mio padre’ sono due termini che in me non trovano accordo. I miei rimproveri andavano alle modalità di gestione della sua Lussuria non alla Lussuria in quanto tale. Secondariamente dai miei ricordi riemergono Tristano, Paride, Achille, e sopra a tutti Didone e Paolo e Francesca. Insomma i lussuriosi che Dante colloca nel quinto girone dell’Inferno. Ammettiamolo, tutti li abbiamo amati, sono stati i nostri eroi, solo di loro non ci siamo dimenticati mentre pian piano e colpevolmente la Commedia scompariva dalla nostra memoria. I lussuriosi ci piacciono, ci piace che dal desìo vengano portati, ci piace che seguano il loro demone fino alle estreme conseguenze, ci piace che siano irragionevoli e che si perdano.
Il lussurioso è in ognuno di noi, se non possiamo agirla personalmente tifiamo per la Lussuria altrui. Paolo e Francesca non si innamorarono, si calamitarono l’un l’altro e tutti comprendiamo la differenza e verso quella differenza siamo indulgenti anche quando fingiamo di condannarla. Da questo punto di vista è più che giusto che Didone sia nel girone dei lussuriosi ed Enea no. Di primo acchitto può sembrare una intollerabile disparità di trattamento, giacché peccarono insieme. Ma Didone fu spinta dal desiderio, Enea dal calcolo politico. Dante ha visto giusto, Didone è una lussuriosa, Enea solo un opportunista.

9 commenti:

  1. ma poi l'hai liberato il libro a ponza?

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  2. certo che l'ho liberato! in piazzetta accanto al monumento ai caduti.

    sto già programmando il mio terzo bbokcrossing

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  3. Va beh sì, ho commesso alcuni peccati di lussuria...
    ora ricordo meglio
    che bei peccati !
    Li rifarei subito!

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  4. Ci avrei giurato! Avevo intuito in te una natura licenziosa. E' così che mi sei tanto simpatica...

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  5. Lussuria:

    ...Un pezzo magistrale.
    Divertente, cinico, superbamente documentato da una cultura da capogiro!

    Se fossi un imprenditore dell'Editoria farei carte false per averLa "on board".

    Sinbad

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  6. Ciao Sinbad,
    ci conosciamo?

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  7. Vedo che l'argomento ha scatenato i commentatori... vorrà pur dire qualche cosa?

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  8. Don Giovanni
    non era, forse, semplicemente un sex addict, curabile oggi con una Terapia Twelwe Steps ?

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